mercoledì 9 marzo 2016

A margine della festa dell'otto marzo ...

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Il femminile del mondo, la dimensione del femminile dentro noi, la nostra anima, è qualcosa che va coltivato giorno dopo giorno. Non serve retorica, nè festeggiamenti e nemmeno distruggere alberi di mimose. Coltivare il femminile dentro noi maschi è "completarsi". Essere sè stessi completi è la condizione essenziale per far nascere un buon rapporto d'amore: è l'unica via perchè l'altro/a ci possa amare in modo maturo. adulto, complementare e non compensativo. Il cd. "macho" polarizzato su una asfittica identità non tollera la dimensione femminile dentro di sè perchè teme la sua omosessualità, identifica il sentire femminile come qualcosa di fragile, di contaminante, di pericoloso e coltiva il suo corpo allo stesso modo su uno sfondo misogino. La violenza sulle donne, lo stalking, i rapporti tossici, proliferano proprio su questo substrato di paura , di misoginia. Nel violento c'è un bambino possessivo e frustrato che cerca accudimento esclusivo e nello stesso tempo non accettando questa dipendenza infantile, odia se stesso e la sua donna che deve essere sempre "al suo servizio" totale con l'alea della punizione incombente. Nel violento c'è la paura di essere contaminato dall'amore, di "arrendersi" senza identificarsi con la sconfitta, di accettare la propria parte femminile interiore senza sentirsi defraudato del suo principio maschile. La parità tra i sessi si coltiva cambiando se stessi non cambiando l'altro. Spesso consiglio di accogliere ed accettare una pianta regalata da una donna, anche amica, una persona che ci attrae particolarmente per le sue qualità femminili che ci affascinano e essere attenti quotidianamente, mentre cresce e sboccia, a coltivarla con attenzione e dedizione. Così coltiviamo la Dea che è in noi, perchè possa continuamente fiorire questa dimensione inconscia di conoscenza che è alla base della vita stessa e che fa partorire nella nostra anima arte, creatività ed intelligenza emozionale.

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