domenica 7 febbraio 2016

La gente si parla troppo dentro, rimugina, non pensa ma si ripete.

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Un male che affligge trasversalmente professionisti, intellettuali e gente comune: Il "dialogo interno." Quante volte vi è capitato di notare che il vostro interlocutore sembra più assorto nelle sue opinioni e pensieri precostituiti che ad ascoltare ciò che state esprimendo magari anche con forza emozionale? a tratti vi da la sensazione di "non esserci", una presenza evanescente. In realtà, chi soffre di dialogo interno si canta la sua canzone, magari stonata, da una vita e non è assolutamente disposto a "cambiare musica"; come tale è inabilitato all'ascolto ed al riconoscimento dell’altro. Il dialogo interno è fatto di parole e ragionamenti trattenuti a livello psicosomatico nella gola e nella testa ( il resto del corpo non c’è), con domande e risposte di apparente buonsenso, con paragoni automatici e tanti piccoli giudizi incamerati nell’ego da anni, il tutto avviene tra se e se come se ci si stesse confrontando con un reale interlocutore. Un vero disastro se pensate a professioni in cui la capacità d'ascolto risulta essenziale o a rapporti di coppia sordi al sentirsi. In genere quelli che ragionano molto, i rimuginativi , i circostanziati, quelli che "l'esperienza è un rimuginare continuo" su quello che vivono quotidianamente non hanno le corde emozionali ed energetiche per sentire ed ascoltare davvero. E' il "sentire l'altro" che fa l'ascolto non il "parlare". Gli esseri autentici sono "esseri emozionali" e "senzienti". Diceva Jung , sentimento è ciò che ha valore per noi. Emozionali non vuol dire "labili emozionalmente" ma sentire l'altro, il suo campo d'energia, i suoi occhi, le sue espressioni, il sentimento corporeo. Il rimuginare, il ragionare da la sensazione di "giudiziosità" ma, ahimè, non di autenticità : il "dialogo interno", intanto, imperterrito continua la sua difesa coriacea di un sistema di personalità centrato sulla difesa narcisistica di sè e sulla paura d'incontrare davvero il nuovo ed il sublime, compreso l'amore, non l'amore comodo e rassicurante riflesso di se stessi.

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