domenica 26 aprile 2015

Puntualizzazioni sul senso della sana solitudine

Per sana solitudine intendo essere pienamente con se stessi-conoscersi, nel senso di vivere in una dimensione di "buona compagnia con il proprio sè". Solitudine è conoscersi, essere autonomi, persone indipendenti, adulti, capaci di non appoggiarsi agli altri ma di "essere con gli altri ". Precisiamo che solitudine, non quella patologica, "NON SIGNIFICA CHE IL FINE DELLA VITA SIA QUELLO DI CHIUDERSI IN CASA E FARE I RECLUSI". Il "vero confronto" nelle relazioni nasce da questa esperienza di maturità dello star bene con se stessi, di imparare ad essere persone adulte non figli infantili la cui compagna o compagno fanno da "genitore sostitutivo". Chi , nelle relazioni, parla di difetti e di limarli deve capire che non esistono difetti ma persone che puoi accettare se le ami o no. Non c'è da limare nulla son concetti di una superata visione emendativa dell'esistenza. Ancora, condividere le gioie della vita con altri non è possibile se non sei in grado di farlo dentro di te, ma lo puoi solo se sei equilibrato ed appagato come persona, se sei cresciuto. Se non conosci "l'essere adulto" ti nasconderai dietro agli altri ed il tuo bene non è autentico , è basato sul dovere o sull'apparire. Per amare occorre "essere amorevoli". Far star bene gli altri senza stare bene dentro di sè non è buona cosa. La persona che sa amare e che abbia autostima sviluppa in se stesso le cose che poi dona agli altri e le condivide emozionalmente. Chi non ha niente o poco da dare non è in grado di essere una persona vera ed autentica. Mi urge ricordare che "chi non sa ricevere non è in grado di dare", sfatiamo quindi il mito scellerato "che amare sia solo dare"!

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