martedì 13 maggio 2014

Crisi e degrado: Il fascino del degrado.




Diceva Pessoa, ciò che ci sconfigge, che ci annichilisce, che ci rende impotenti e fragili sta celebrando la vittoria della nostra essenza… La crisi, quindi come momento di cambiamento e di evoluzione di un sistema vivente.
 Tuttavia occorre fare una distinzione tra crisi e degrado involutivo. La crisi diventa la perdita di equilibrio di un sistema vivente, in questo caso il sistema “vivente uomo”. Nel degrado, invece, vi è l’abbassamento di funzionamento del sistema, quindi un depauperamento della personalità e dello scambio materia energia con l’ambiente. L’individuo in degrado assume un aspetto e una connotazione a tinta depressiva: la trascuratezza non è un segnale di diversità o di cambiamento ma l’incapacità a prendersi cura di se stessi e di relazionarsi con il mondo e con la realtà. Non di rado le persone che scivolano nel degrado, hanno alle spalle una storia  familiare difficile con rapporti  genitoriali oppressivi e violenti , scelgono stili di vita ideologici lontani da vere responsabilità sociali, lavorative ed affettive e vivono un po’ ai margini del sociale con coperture di moda di tipo alternativo anche new-age che fanno da coperta superficiale dello stato depressivo profondo. Confondono la mentalizzazione-idealizzazione con gli stati di coscienza.  Spesso può anche associarsi a questo stato l’uso di strumenti da “sballo” per colorare in maniera anticonformista una posizione di perdita di capacità di confronto. Nella cultura giovanile la ricerca del degrado può essere un’esperienza di conoscenza e come tale viene metabolizzata nel processo di crescita adolescenziale, il degrado di fatto ha un suo fascino e come tale suggestiona e crea sistemi di pensiero idealizzanti e libertari. Superata la soglia adolescenziale siamo alla ricerca anacronistica del “tempo perduto”: il tempo passato non vissuto si sostituisce all’incapacità di vivere il tempo presente.  

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