lunedì 26 agosto 2013

Le "nuove solitudini": la sindrome della "Casa aperta".


L'incapacità a vivere la propria dimensione personale , intima, con serenità e creatività spinge molte persone a compensare la solitudine interiore con l'apertura permanente del proprio alloggio abitativo ad amici ed agli amici degli amici. La casa si riempie di presenze rassicuranti e numerose , si fa di tutto dal gioco delle carte, al tifo calcistico , alle compensazioni alimentari, al pettegolezzo proiettivo e a volta anche tentativi di attività pseudo intellettuali. Nondimeno ci sono case aperte ad attività sociali anch'esse piene di persone ma di una triste solitudine di fondo che trasuda anche dalle pareti: la depressione non si può compensare con l'iperattività e la rinuncia alla privacy ed all'intimità in casa propria. Certo va di moda oggi , in tempi di crisi economica e di nuove solitudini emergenti il tendere a "farsi compagnia" ma purtroppo tutto ciò non è sufficiente a colmare un vuoto interiore che richiede attenzione e coraggio. Il panico , l'ansia e la paura del vivere richiedono una sana solitudine, ricominciare a stare bene con se stessi, riprendersi l'entusiasmo del vivere ed il rischio di "riamare": non a caso nella sindrome della casa aperta si ritrovano varie tipologie umane dal single incallito, al separato deluso e abbandonato, all'arrabbiato cronico con le donne o all'arrabbiata cronica con i maschi e spesso buontemponi vari con la sindrome del peter pan. Una sana compagnia va di pari passo con una sana vita fatta di intimità e sana creativa solitudine : stare bene con se stessi e con gli altri è l'arte del vivere. Occorre una nuova psicologia della contemplazione,la capacità di accettare la solitudine esistenziale e coltivare la solitudine produttiva e creativa, l'osservazione pacata e scevra dal giudizio e soprattutto credere nell'amore: amarsi non è farsi compagnia. 

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