La
psicoterapia corporea di Reich o "vegetoterapia" ( dal sistema
nervoso neurovegetativo) è una metodologia psicoterapeutica di origine
psicoanalitica che propone una crescita ed un cambiamento attraverso la
percezione sana e consapevole del proprio corpo, del respiro profondo e delle
emozioni. Il mezzo specifico di lavoro è l’uso degli actings e l’analisi del
carattere-storia della persona; gli actings rappresentano una induzione
energetica su sette livelli del corpo, quindi, non sono esercizi ( gli esercizi
allenano ad essere sempre forti in quello che si è, e per questo non possono
mirare al cambiamento). Gli actings smuovono la storia della persona, i blocchi
psicosomatici ed i conflitti profondi,che vengono vissuti nel "quì ed
ora" facendo affiorare sensazioni ed emozioni incapsulate in uno
spazio-tempo lontano della propria vita e rimossi dalla coscienza. In genere
nel rapporto con la corporeità siamo dominati dalla cultura dell'usare il
corpo, scolpire il corpo ed in questo perdiamo il senso "dell' essere il
corpo", "essere con il corpo". L’Acting in vegetoterapia
rappresenta la possibilità di attivare il contatto spontaneo col proprio corpo
ed il proprio respiro profondo inducendo leggere "crisi
psicocorporee" (neurovegetative) che tendono a riallineare l'assetto, la
percezione e la coscienza del proprio corpo armonizzandosi col sé profondo attraverso un
cambiamento-percorso esistenziale. E' una psicoterapia e pertanto va maneggiata
con cura, esercitata da chi è psicoterapeuta esperto e specializzato: in giro, purtroppo,
ci sono pericolosi "apprendisti stregoni" che si trastullano con
metodi "orientaleggianti" propinando pratiche ed esercizi senza alcun
controllo né competenza creando spesso seri danni e problemi alla salute delle
persone.
Il corpo e i luoghi dell'Anima: il blog di Pino Tartaglia Psicologo Psicoterapeuta-Avvocato-Scrittore-Blogger ha come punto di riferimento il principio unitario di Identità funzionale tra psiche e corpo di W. Reich
lunedì 24 giugno 2013
sabato 22 giugno 2013
Psicosomatica del Vaginismo
Il vaginismo, quasi sempre di origine psicosomatica, consiste nella contrazione riflessa dei muscoli che circondano la vagina
assumendo la colorazione di una vera e propria fobia dell'atto
sessuale.
A differenza della dispareunia , la contrazione muscolare
presente nel vaginismo è tale da rendere impossibile la penetrazione e
quindi l'atto sessuale. Se la penetrazione, invece, rende il rapporto
sessuale estremamente doloroso ci troviamo di fronte a una forma di
dispareunia psicosomatica. Occorre sgombrare immediatamente il campo da
un equivoco: la terapia del vaginismo non consiste in un intervento
tecnico (tranne casi di cause strettamente organiche) ma richiede una
seria ed approfondita psicoterapia. Nel vaginismo, la caratteristica
principale è il totale evitamento
dell'atto sessuale. La paura viene spesso coperta da un attaccamento
idealizzato più mentale che fisico all’altro. Nell’ evitamento si
riscontra spesso la paura di subire l'atto sessuale come atto imposto
dall'uomo, considerato aggressivo, magari con sensazioni di disgusto e
di rifiuto della sessualità.
Cosa è in discussione nel vaginismo?
-Spesso l'identità femminile: conflitti inconsci con la propria femminilità;
-Conflitti e paure nel riconoscere il proprio schema corporeo; il
passaggio ad una fase adulta dello sviluppo e di dover abbandonare
comportamenti e privilegi infantili ed adolescenziali;
- Dipendenza, angoscia da separazione e disturbi dell'attaccamento;
-Idealizzazione e/o svalutazione dell’oggetto d’amore;
-Traumi e violenze subite precocemente nello sviluppo psicosessuale, anche in ambito familiare;
Chi ne è affetto vive una esistenza affettiva e sessuale
adolescenziale, anche il corpo esprime immaturità: la corazza
psicosomatica può apparire morbida sull'esterno, facilmente accomodante,
ma molto dura all'interno. Il vaginismo occasionale invece è facile da
sciogliere, spesso inerisce all'incapacità dei partners ad accettarsi e
ad incontrarsi. Nel vaginismo psicosomatico c'è dietro la storia di una
vita, la caratteristica fondamentale consiste nella mancanza di
fiducia nel genere maschile, vissuto con paura ed estrema "diffidenza". Le
donne che ne soffrono sviluppano spesso, una seduttività falsificante, fanciullesca,
perchè nel profondo non c'è una vero ed autentico desiderio del maschile come esperienza di completamento, ma
ambivalenza, evitamento e sessualità da petting di tipo puberale.
L’infedeltà nei rapporti rappresenta un tentativo, attraverso
l’idealizzazione e/o l’innamoramento di affidare la soluzione del
problema ad un uomo investito, presuntivamente, di doti di particolare autorevolezza (innamoramento asimmetrico), oppure all'intervento tecnico- meccanicistico, sia in ambito medico che psicologico, con l’inevitabile delusione che ne consegue.
martedì 18 giugno 2013
Il lato oscuro
L'amore
probabilmente è la più profonda forma di conoscenza.
Ci sono rapporti
che ci fanno venir fuori la parte migliore di noi, ma ci sono anche
rapporti in cui l'altro/a fa venir fuori il peggio di noi stessi,
per cui diventiamo irriconoscibili come se dentro di noi uscisse fuori
un'altra persona che prende d'improvviso la guida dei nostri umori e
comportamenti e ci fa diventare irrazionali, irascibili,
compulsivi e fa mancare di rispetto verso il partner: insomma, emozioni
negative che rendono il rapporto abbastanza tossico. E' il cosiddetto
lato "ombra" di noi stessi una parte ancestrale della nostra
personalità, non tutta la personalità, che dobbiamo imparare ad
integrare onde evitare confusioni e giudizi negativi su noi e gli altri.
Un rapporto maturo e sano si fonda sull'accettazione ed integrazione di
questi lati oscuri senza "scappare via" dal rapporto. Dal punto di
vista psicosomatico il lato "ombra"possiamo collocarlo nella schiena, la
parte invisibile a noi stessi per quanto ci possiamo rigirare allo
specchio e nella parte bassa del colon. Spesso osservando la schiena si
possono dedurre aspetti interessanti ma sconosciuti alla persona stessa.
Il processo d'individuazione
Il
"processo di individuazione" consiste in una differenziazione
dell'individuo rispetto a valori esterni - che Jung definisce "valori
collettivi" - appartenenti a tutti indistintamente. Tale processo ci
consente di ritrovare dei valori molto più autentici, veri, nostri
davvero, e soprattutto fondamentali per la vita, che Jung chiama appunto
"valori individuali". Tutti noi abbiamo dei "valori individuali",
ma il difficile sta proprio nell'intraprendere questo processo evolutivo di abbandono
del porto sicuro dei valori collettivi per ri-scoprire i propri veri
valori personali che ci identificano e ci differenziano dal "magma
comune". Spesso ci capita di parlare in maniera astratta, quasi in terza
persona, proponendo idee non nostre ma prese a prestito, il "si dice", i
luoghi comuni, le voci anacronistiche del passato: basterebbe chiedersi
per un momento ma "chi sta parlando per me dentro di me quì ora?" .
Magari si può scoprire che chi parla in nostra vece è il padre, la madre
o persone significative ritenute influenti nel corso della nostra vita.
"Differenziarsi" è il termine chiave. Differenziarsi è scoprire il senso
della propria unicità, essere se stessi, vivere gli affetti e gli amori
davvero profondamente perchè diventa essere autentici, "essere davvero
con l'altro senza confondersi con l'altro".
Il corpo ed il movimento fisico
Un grave problema di questi tempi è che la gente fa molta attività fisica ma senza feeling con il corpo ed in maniera automatizzata. Molti si obbligano ad estenuanti corse sia mattutine che serali, a palestre defatiganti o a ginnastiche cosiddette alternative in cui spesso è del tutto assente il "contatto" con se stessi e con l'ambiente: è come aggiungere ai compiti di lavoro un non meno gravoso compito di tipo "salutistico". Anche la prova costume è una modalità narcisistica in cui non conta il sentire il proprio corpo ma solo "specchiarsi" con esso. In tutti questi casi l'esercizio fisico diventa monotonamente ripetitivo e meccanico ed il corpo stesso diventa una macchina. Nell'epoca del tempo veloce e dell'efficientismo anche le discipline a sfondo spirituale praticate con il corpo e la respirazione diventano una rassicurante moda che non sfiora la sensibilità vitale profonda ed energetica del corpo ma diventano buone pratiche salutiste. Non di rado si incontrano anche di buon mattino maratoneti con cufffiette alle orecchie che alla fine non sentono nè musica nè corpo, per distrarsi da se stessi. Spesso si sentono dire frasi tipiche stantardizzate : lavoro e quindi "devo ottimizzare i tempi", mi chiedo, anche in amore si fa così....ci si ama ottimizzando i tempi? "Bisogna difendersi" , da cosa chiedo...dalle tracce del tempo, dall'invecchiamento, una guerra per non accettare se stessi in età più avanzata. Per altri ancora è il mantenere la competitività fisica per essere più tenaci e combattivi: ma quando si arrendono un pò, almeno ad una carezza? E' la fiera, insomma, dell'ansia e della perdita dell'identità. Se li abbracci vanno immediatamente in apnea per paura del contatto, se provano un'emozione bloccano il respiro per controllarsi, in amore diventano possessivi ed intolleranti. Il male vero del secolo è l'incapacità ad amare. Capaci in tutto ma incapaci ad esserci con tutto se stessi, con il corpo, nell'amore e nell'affettività.
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